L’Istituto di Mediazione ha tra i propri soci formatori, mediatori esperti in giustizia riparativa iscritti all’elenco del Ministero di Giustizia previsto dalla normativa vigente. Dal 2007, la nostra associazione vede al suo interno professionisti mediatori penali ed ha aderito in qualità di partner a diversi progetti ministeriali e bandi regionali susseguitisi nel corso degli anni.
Siamo stati tra i soggetti che hanno co-progettato dal 2002 e poi avviato nel 2008 l’Ufficio di mediazione penale minorile di Brescia, praticando programmi di giustizia riparativa fino al 2016. Successivamente, siamo stati presenti nella partnership operativa dei progetti “Giustizia con la R” e “Un futuro in comune” con ente capofila il Comune di Brescia, dal 2019 al 2024.
L’attività a valenza riparativa per gli adulti è svolta ai sensi dell’art. c.p. 133 e art. c.p. 62 e nell’ambito minorile gli spazi normativi in cui si realizza si individuano nel D.P.R. 448/88 e, più precisamente, nell’ambito delle indagini preliminari (art. 9) durante l’udienza preliminare o nel dibattimento (art. 27), nell’attuazione della sospensione del processo e messa alla prova (art. 28), nell’applicazione delle sanzioni sostitutive della semidetenzione o della libertà controllata. L’attività a valenza riparativa valorizza la finalità educativa del D.P.R. 448/88, della Legge 272/89, della Legge 216/91 e successive modifiche ed integrazioni.
In nessun modo è sostitutiva di programmi di giustizia riparativa come indicati dalla legge n. 134 del 27 settembre 2021 e successivo decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150 (cd. legge “Cartabia”), svolti dai Centri per la Giustizia riparativa costituendi.
L’associazione mette a disposizione personale qualificato e riconosciuto nell’ambito della Giustizia Riparativa e attua l’attività a valenza riparativa in virtù della normativa sopra citata e ispirandosi ai principi valoriali delle pratiche riparative penali.
È un modello di giustizia che dà centralità alla vittima e alla riparazione delle conseguenze dannose del reato. Si basa sui valori della non violenza, del rispetto della dignità della persona, della solidarietà, della responsabilità attiva.
Attraverso la parola, l’ascolto e il dialogo, diretto o indiretto, essa mette in luce l’effetto che il reato ha avuto sulle persone e sulle relazioni umane e si pone l’obiettivo di coinvolgerle tutte, attivamente, nella ricerca di una risposta riparativa adeguata ai bisogni di ciascuno.
Il responsabile (o presunto tale) dell’azione, la parte offesa e la comunità diventano così protagonisti con la propria voce, di una soluzione condivisa che promuova la riparazione, la responsabilizzazione, la (ri)costruzione di legami sociali, il senso di sicurezza collettiva.
Lo scambio tra le persone coinvolte nel reato è facilitato da uno o più professionisti facilitatori, cosiddetto mediatore, ossia un soggetto terzo e neutrale che favorisce la comunicazione e l’espressione delle parti.
La Giustizia Riparativa si basa sulla consensualità/volontarietà delle parti e sulla riservatezza e sulla gratuità. Ciò significa che i percorsi di giustizia riparativa sono liberi: l’autore o il presunto autore del reato e la vittima decidono liberamente di intraprendere un percorso di GR sulla base di una proposta dell’autorità giudiziaria. L’indicazione non va intesa nel senso dell’obbligo, bensì della possibilità. I contenuti che emergono nel percorso sono riservati e al giudice inviante andrà restituita una relazione sul processo di lavoro, affinché egli possa tenerne conto secondo discrezionalità.
I percorsi di GR sono previsti dalla recente Riforma Cartabia e possono essere realizzati all’interno di strutture pubbliche, private o miste, comunque accreditate dal Ministero di Giustizia e controllate dalle Conferenze locali. Ogni Corte d’Appello dovrebbe organizzarsi al fine di costituire un Centro per la Giustizia Riparativa.
Prima di tale istituzione in Italia la GR si è realizzata attraverso il contributo degli enti locali e di finanziamenti ad hoc, in particolare di Cassa delle Ammende.
Le attività a valenza riparativa fanno riferimento agli stessi principi della giustizia riparativa.
I nostri interventi prevedono un percorso il cui esito potrà essere restituito in una breve valutazione scritta condivisa, diretta alle persone coinvolte. L’esito del percorso sarà espresso secondo un codice binario positivo/negativo con la possibilità che le parti scrivano in aggiunta ad esso il significato dell’esperienza. Tale esito sarà consegnato alle parti nella consapevolezza che ognuno potrà farne l’uso che ritine più utile.
Accogliamo le richieste di attivazione attraverso l’invio della scheda “Richiesta di avvio – Attività a valenza riparativa” scaricabile dal sito.
Il percorso prevede poi il seguente iter:
Ne consegue un confronto fra i mediatori coinvolti nei colloqui, al fine di identificare lo strumento più idoneo alla situazione, che sarà comunicato ai difensori.
Fra gli strumenti a disposizione (mediazione penale, community conference, gruppi di parola, gruppi di dialogo), i mediatori propongono alle persone coinvolte i dispositivi che più si adattano alle diverse situazioni. Condivisa la scelta con le parti si procede dapprima attraverso:
a seguire
L’intero precorso è tutelato dalla riservatezza e dalla libertà di adesione ed è considerato avviato fin dalla raccolta del consenso.
Come previsto dalla norma, l’eventuale valutazione negativa non dovrà incidere negativamente sulla comminazione della pena dal parte del giudice.
L’azione può essere mossa sia da chi ha commesso un reato, sia dalla persona offesa personalmente o attraverso i propri legali.
In caso sia già stata presentata querela o si sia già instaurato un procedimento, si può accedere al servizio:
Inviare “Richiesta di Attività a valenza riparativa” all’indirizzo: giustizia.riparativa@mediazionebrescia.it con oggetto: attività a valenza riparativa.
Seguirà una presa in carico da parte di un mediatore penale.
Sono incontri strutturati in cui le persone che hanno commesso reato e coloro che hanno subito reato, in gruppi distinti, si confrontano, dialogando su ciò che è accaduto, sulle conseguenze fisiche e psicologiche, sul senso di giustizia/ingiustizia e sulla possibile riparazione del danno e risposta all’offesa.
Gli obiettivi sono:
I gruppi sono facilitati da mediatori esperti nella conduzione di gruppo, si svolgono nella completa riservatezza e si realizzano in spazi protetti;
Volontarietà, riservatezza e sicurezza sono gli elementi che contraddistinguono i percorsi di gruppo.
Dapprima s’incontrano in gruppi separati e in una seconda fase i due gruppi si possono incontrare in modo diretto o indiretto.
I partecipanti raccontano le loro esperienze e le condividono. Si parla di colpa, responsabilità, riparazione, giustizia, sicurezza…
I gruppi offrono alle vittime un senso di riconoscimento e di partecipazione attiva alla giustizia e agli autori di reato un modo per sentirsi capaci di riparare e agire in senso positivo, elemento cardine della reinserimento nella comunità.
L’Istituto di mediazione è stata la prima realtà in Italia ad aver adattato lo strumento del gruppo di parola alla giustizia riparativa, mantenendo le sue caratteristiche peculiari che lo identificano e lo distinguono da qualsiasi altro strumento in cui si utilizza il gruppo. Per un approfondimento si vada, I. Marchetti, Il gruppo di parola a scuola: l’alunno come figlio, in C. Marzotto (cura di), Gruppi di parola per la cura dei legami famigliari, F. Angeli, 2015.
La mediazione reo/vittima è un processo volontario e riservato nel quale la persona offesa (che ha subìto direttamente dal reato qualunque danno, patrimoniale o non patrimoniale, nonché il familiare della persona offesa dal reato) e la persona indicata come autore del reato vengono messi in condizione di dialogare fra loro, con l’aiuto di un mediatore imparziale, per cercare assieme una risposta al dolore e alla sofferenza. La mediazione può concludersi con un accordo che prevede azioni riparatorie del danno e dell’offesa causati concrete o simboliche.
È applicabile sia con persone minorenni, con maggiorenni ed è indicata quando l’autore del reato ha costruito una piena consapevolezza delle conseguenze del reato e la persona offesa desidera incontrare l’Altro per rispondere ad una serie di bisogni importanti, quali, ed esempio, il bisogno di porre domande, di capire le ragioni dell’altro, di essere rassicurati sul fatto che il reo sia consapevole del dolore recato […].
Anche la mediazione penale, così come la Giustizia riparativa e gli interventi a valenza riparativa, non sostituiscono il processo penale, bensì lo integrano contribuendo a rinsaldare i legami sociali spezzati dalla commissione del reato.
Anche al termine del percorso di mediazione, i mediatori redigono un verbale che esprime un esito (negativo o positivo), condiviso con le parti. Inoltre, le parti possono concordare di aggiungere al verbale riflessioni sul percorso che possano far comprendere a chi leggere il valore che la mediazione ha avuto per le parti coinvolte.
I Family Group Conference (FGC) nascono come metodo di intervento sociale nel quale i membri della famiglia allargata (incusi parenti e figure significative) si riuniscono con il supporto di un coordinatore neutrale per trovare soluzioni a un problema che coinvolge uno o più membri della famiglia. Lo strumento è utilizzato anche in ambito penale, nel contesto della Giustizia Riparativa con un’attenzione soprattutto ai reati commessi dai minori.
Dopo incontri di preparazione con l’autore del reato (e la sua famiglia) e la vittima (e la sua famiglia), la FGC coinvolge rei, vittime e le loro famiglie in un unico incontro di confronto congiunto centrato sulle conseguenze del reato, sul comprendere l’impatto dell’accaduto e concordare un percorso di riparazione.
Gli obiettivi dello strumento sono la responsabilizzazione dell’autore di reato, prevenendo la recidiva; consentire alla vittima di esprimere i propri bisogni e ricevere risposte alle domande e accedere a percorsi di riparazione simbolica e materiale; valorizzare la rete famigliare e sociale; rendere attive le persone coinvolte nel reato, al fine di trovare insieme un piano di riparazione. Lo strumento prevede anche un follow-up a distanza di qualche mese, finalizzato a verificare se l’accordo preso nell’incontro congiunto è stato poi mantenuto.