La mediazione sociale - Istituto di Mediazione familiare e sociale di Brescia
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La mediazione sociale

MEDIAZIONE SOCIALE

La mediazione è un processo attraverso il quale due o più persone si rivolgono liberamente a un terzo neutrale, il mediatore, che facilita la loro comunicazione, al fine di trovare un accordo che le soddisfi e attivare un processo di riconoscimento reciproco.

Oggi la conflittualità sociale sta assumendo tratti mai conosciuti; questo intacca il benessere sociale e la qualità della vita dei cittadini. Si assiste all’aumento di controversie circa atteggiamenti e comportamenti d’ordine civile, spesso manifestazione di rapporti logori da continue incomprensioni e lievi danneggiamenti fra vicini di casa, fra colleghi, fra datore di lavoro e lavoratore, fra il commerciante e l’acquirente, fra cittadino e ente locale, etc..

Diventa problematica la costruzione di intesa e solidarietà sociale fondata sulla condivisione dei valori e sull’apprezzamento delle regole sociali e delle norme giuridiche. Non solo le migrazioni, ma anche il pendolarismo, il dinamismo sociale, la precarietà lavorativa, lo spazio abitativo ristretto ecc. obbligano gli individui ad un costante confronto con più ordini regolativi, spesso fra loro contraddittori, che aumentano le occasioni di confronto e scontro[1].

La mediazione sociale consente di affrontare la dimensione relazionale dei conflitti in modo da veicolare una cultura della reciprocità e del riconoscimento dell’altro.

Il nostro modello di intervento prevede due fasi:

  1. Fase preliminare e di preparazione alla mediazione;
  2. Mediazione fra le parti.

Fase preliminare e di preparazione alla mediazione:

La prima fase può presentare due scenari diversi a seconda di chi chiede il servizio, singolo cittadino parte del conflitto o comune/ amministratore condominiale/ scuola etc che possono essere parte del conflitto oppure esterni al conflitto, ma vogliono intervenire.

L’accesso libero alla mediazione sociale da parte del cittadino è una condizione che favorisce fin da subito un livello di motivazione elevato, funzionale al buon esito della mediazione stessa se realizzata. In questo caso è svolto un primo colloquio preliminare con la persona che ha fatto la richiesta e poi è contattata l’altra parte.

Nel caso in cui la richiesta provenga da un ente esterno al conflitto, è utile acquisire delle prime informazioni dall’ente inviante tramite un colloquio o una scheda informativa poi condivisa.

Il contatto con le parti avviene tramite lettera nella quale s’invita a un colloquio riservato e individuale per parlare della situazione di conflitto in cui si trova la persona.

La fase preliminare può prevedere da uno a tre colloqui con ciascuna delle parti coinvolte nel conflitto.

Nel caso in cui ci sia un rifiuto di una delle parti coinvolte, è svolta una consulenza individuale per consentire alla persona di maturare delle scelte utili ad affrontare la situazione, in modo da non peggiorarla e renderla sostenibile.

Mediazione fra le parti:

La mediazione consiste in un unico incontro fra le parti alla presenza di un mediatore con l’obiettivo di favorire un confronto efficace e funzionale al raggiungimento di un accordo che garantisca una convivenza civile e rispettosa. La mediazione non ha il compito di stabilire chi ha torto o ragione, ma di far emergere i punti di vista di entrambe le parti per consentire un confronto e una comprensione reciproca. Possono essere raggiunti accordi anche di civile indifferenza, al fine di garantire la convivenza.

Scenari possibili a seguito di un avvio del percorso di mediazione sociale:

  • Sono svolti i colloqui con entrambi le parti e si svolge la mediazione;
  • È svolto il colloquio con una parte che accetta e l’altra rifiuta (prima o dopo il primo colloquio), quindi si fa una consulenza individuale conclusiva di gestione della situazione con la prima parte;
  • A fronte di un invio da parte di enti esterni al conflitto, il colloquio è rifiutato da entrambe le parti, quindi non si fa nulla.

I presupposti di riferimento per la mediazione sociale, in linea con le disposizioni internazionali sulla mediazione, sono:

  • Libertà: le parti devono accedere alla mediazione liberamente senza alcuna costrizione e possono interrompere il percorso, qualora avviato, in qualunque momento;
  • Riservatezza: ogni colloquio con le parti e l’eventuale mediazione sono coperti dal segreto professionale.

[1]   Per un approfondimento sul tema si veda I. Marchetti, Processi di socializzazione normativa e mediazione scolastica fra pari, in D. Bramanti (a cura di), Processi di mediazione e legami sociali, numero monografico di “Sociologia e politiche sociali”, vol. 9-2,2006, pp. 47-66.

MEDIAZIONE INTERCULTURALE

Le dinamiche che scaturiscono dalle relazioni fra due o più soggetti possono originare da differenti visioni del mondo e della realtà, e affondare le proprie radici nel contesto di riferimento all’interno del quale ognuno è stato cresciuto e educato.

La mediazione interculturale, trasversale agli ambiti di lavoro della mediazione, favorisce il confronto tenendo conto dei diversi riferimenti culturali, valoriali, religiosi e linguistici degli attori in gioco. I mediatori interculturali intervengono laddove le persone in conflitto hanno origini diverse e la posizione che dipende anche dalla cultura di appartenenza.

I mediatori dell’Istituto, pertanto, lavorano da soli o affiancando altri mediatori, che lavorano sull’area di conflittualità: mediatori familiari, mediatori scolastici e in ambito comunitario.