La mediazione scolastica - Istituto di Mediazione familiare e sociale di Brescia
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La mediazione scolastica

La mediazione scolastica fra pari

La mediazione scolastica fra pari propone agli alunni di prendersi cura della loro conflittualità attraverso un percorso che valorizza il processo di lavoro (come stiamo affrontando il conflitto) più dell’esito (cosa abbiamo deciso di fare). Il mediatore non giudica l’accordo preso dai litiganti perché è interessato al modo attraverso il quale si arriva all’accordo stesso. Troviamo il senso e il significato di ciò che è accaduto e che accadrà nel modo che abbiamo di affrontare il conflitto.

 

DI COSA SI TRATTA…

I progetti di mediazione scolastica fra pari, strutturati secondo le specifiche e singolari organizzazioni scolastiche, hanno l’obiettivo di attivare nella scuola un servizio di mediazione che vede la presenza di alunni-mediatori formati ad aiutare i compagni ad affrontare i loro conflitti.

Lo spazio di mediazione è disponibile in orario scolastico e gli alunni vi accedono attraverso un’iscrizione libera, pur se talvolta suggerita dagli insegnanti o dai compagni di classe.

La mediazione entra nella scuola come un progetto sostenuto da formatori esterni, ma l’obiettivo è che si trasformi in un servizio autonomo e posto nelle mani dei docenti e del personale scolastico. La finalità del progetto sta nel radicare la cultura della mediazione nelle scuole, affinché esse organizzino e prevedano uno spazio fisico nel quale gli alunni, durante l’orario scolastico, possano prendersi cura della conflittualità che caratterizza naturalmente ogni convivenza, peraltro, nel caso della scuola, forzata.

Il progetto si struttura secondo passaggi graduali per consentire ai protagonisti della scuola di apprendere l’idea che la conflittualità fa parte della relazione e che imparare a gestirla significa saper utilizzare le sue potenzialità educative.

Il conflitto, com’è ormai noto, contiene in sé elementi di pericolo e di risorsa per le persone e per le comunità: costituisce una risorsa quando lo si adopera per conoscere sé, la relazione con l’Altro e lo si utilizza per trasformare la relazione stessa, qual’ora le persone ne sentissero il bisogno. Il conflitto chiede alla relazione di cambiare, di modificarsi ed è l’opposizione a tale cambiamento a condurre verso il pericolo. Il conflitto minaccia la rottura della relazione, ma è al contempo lo strumento per riorganizzarla. La mediazione interviene come elemento che facilita tale processo di riorganizzazione, offrendo uno spazio di comprensione reciproca.

Il progetto, pertanto, assume in sé una finalità piscoeducativa ed agisce in ottica preventiva rispetto alla forma degenerata del conflitto, ossia la violenza.

A CHI SI RIVOLGE

Il progetto prende spunto da ciò che J.P. Bonafè Schmitt (1999; 2000), descrive nei suoi due testi relativi alla mediazione scolastica fra pari realizzati nelle scuole Primarie e Secondarie di primo grado. Esso prevede una prima fase di sensibilizzazione dei genitori e formazione degli insegnanti e una seconda fase d’intervento nelle classi secondo l’idea che la mediazione scolastica possa diventare un modus operandi dell’intera comunità scolastica, oltrepassando l’idea di un progetto che inizia e finisce nel momento in cui entrano ed escono i formatori. La proposta formativa è rivolta agli istituti, che intendono acquisire una modalità positiva e autonoma di gestire il conflitto all’interno della loro proposta formativa scolastica. Si tratta sempre di una sfida, che l’Istituto accoglie con spirito d’iniziativa, ormai consapevole degli ostacoli posti dalle modalità tradizionale di affrontare il conflitto. La mediazione scolastica fra pari non è, infatti, uno strumento di gestione del disordine, che infastidisce e intralcia, oppure una modalità per gli adulti di abdicare dal loro ruolo. Essa contiene la possibilità di ri-vitalizzare i legami fra le persone che abitano uno stesso spazio, di rinnovare i legami fragili e di ricucire quelli lacerati, superando quell’idea di una pacificazione platonica, laddove è buono solo l’ambiente dove tutti sono in completa armonia con tutti.

IL MODELLO DI INTERVENTO

L’Istituto di mediazione familiare e sociale negli anni ha costruito un modello di intervento, che segue alcune tappe precise, pur negoziando sempre con le realtà scolastiche modalità e tempi di realizzazione. Le tappe principali vedono come protagonisti sia gli insegnanti, sia gli alunni coinvolti in percorsi di formazione e supervisione. Nella PRIMA PARTE del progetto i formatori lavorano con i gruppi classe e con gli insegnanti e nella SECONDA PARTE formano gli alunni mediatori e avviano con loro lo spazio di mediazione. Nella TERZA e ultima parte gli alunni mediatori e gli insegnanti referenti, sono seguiti attraverso incontri di supervisione.

PERCORSO

Il progetto prende spunto da ciò che J.P. Bonafè Schmitt (1999; 2000), descrive nei suoi due testi relativi alla mediazione scolastica fra pari realizzati nelle scuole Primarie e Secondarie di primo grado. Come già accennato, esso prevede una prima fase di sensibilizzazione dei genitori e formazione degli insegnanti e una seconda fase d’intervento nelle classi secondo l’idea che la mediazione scolastica possa diventare un modus operandi dell’intera comunità scolastica, oltrepassando l’idea di un progetto che inizia e finisce nel momento in cui entrano ed escono i formatori. La proposta formativa è rivolta agli istituti, che intendono acquisire una modalità positiva e autonoma di gestire il conflitto all’interno della loro proposta formativa. Si tratta sempre di una sfida, che l’Istituto accoglie con spirito d’iniziativa, ormai consapevole degli ostacoli posti dalle modalità tradizionale di affrontare il conflitto.

I  5 PASSAGGI

L’intervento di mediazione si specifica in un processo attraverso il quale un soggetto, esterno rispetto alla situazione conflittuale, crea un contesto che facilita la comunicazione fra le persone, permettendo loro di gestire o trasformare positivamente la condizione di rottura nella quale si trovano, alla ricerca di un accordo che soddisfi i soggetti coinvolti.

In particolare, la mediazione prevede il coinvolgimento dei pari, secondo le note teorie che descrivono il valore e l’efficacia della peer education [1].

Gli obiettivi specifici riguardano:

  • Sensibilizzazione del gruppo docente allargato, dei genitori e diffusione di una cultura della mediazione all’interno del contesto scolastico;
  • Formazione di un gruppo di insegnanti;
  • Sensibilizzazione dei gruppi classe rispetto alla tematica del conflitto fra pari e individuazione negli stessi gruppi degli studenti mediatori;
  • Formazione dei mediatori;
  • Accompagnamento e monitoraggio dell’attività di mediazione scolastica.

 

Le azioni si suddividono in:

Sensibilizzazione del collegio docenti e dei genitori, formazione di un gruppo insegnanti e sensibilizzazione dei genitori.

I destinatari sono i genitori e gli insegnanti. La metodologia utilizzata vede una conferenza per il collegio docenti e un incontro con i genitori per conoscere il progetto e sensibilizzare al tema.

Sensibilizzazione delle classi coinvolte e individuazione degli studenti mediatori, formazione mediatori, start-up spazio di mediazione.

La metodologia prevede la realizzazione di alcuni incontri di sensibilizzazione sul tema del conflitto e della mediazione scolastica fra pari in ogni classe coinvolta e l’individuazione in ogni classe di almeno due mediatori. I formatori, in questi primi incontri, hanno l’obiettivo di accompagnare al riconoscimento delle opportunità offerte dal conflitto quando gestito in modo positivo e individuare gli alunni mediatori, protagonisti poi del percorso di formazione. Ogni alunno ha la possibilità di candidarsi e ogni alunno può scegliere, in forma anonima, due mediatori della classe.

Formazione dei mediatori

L’azione successiva vede la messa in campo del percorso di formazione rivolto agli alunni mediatori. Il percorso è finalizzato a trasmettere agli alunni le competenze del mediatore in ambito scolastico, attraverso incontri nei quali si condividono i principi e le procedure del processo di mediazione.

Start up del servizio di mediazione

Terminato il percorso di formazione i mediatori iniziano il loro lavoro. Lo spazio sarà aperto durante l’orario scolastico, secondo tempi stabiliti; gli alunni vi potranno accedere in forma libera, durante le lezioni. In questo modo la scuola dà un messaggio chiaro agli alunni, relativamente all’importanza che essi imparino a gestire autonomamente la loro litigiosità, non solo attraverso atteggiamenti di valorizzazione verso il conflitto, anzichè di accusa, ma, soprattutto, fornendo uno strumento che dichiara apertamente l’idea che il conflitto sia parte della relazione e che vi sia la necessità di imparare a gestirlo in modo positivo.

[1] La Peer Education (letteralmente “Educazione tra Pari”) identifica una strategia educativa volta ad attivare un processo spontaneo di passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status; un intervento che mette in moto un processo di comunicazione globale, caratterizzato da un’esperienza profonda ed intensa e da un forte atteggiamento di ricerca di autenticità e di sintonia tra i soggetti coinvolti. Questa pratica va oltre la consueta pratica educativa e diviene una vera e propria occasione per il singolo soggetto, il gruppo dei pari o la classe scolastica, per discutere liberamente e sviluppare momenti transferali intensi. Per chi volesse approfondire, si consiglia il testo di G. Boda, Life skill e peer education: strategie per l’efficacia personale e collettiva, Milano, La Nuova Italia, 2001. Per un chiarimento del concetto e della pratica, riportiamo la definizione di Peer Education del manuale Training for Trainers, Peer Education pubblicato dal Joint Interagency Group on Young People’s Health Development and Protection in Europe and Central Asia (IAG): “[…] l’educazione fra pari è il processo grazie al quale dei giovani, istruiti e motivati, intraprendono lungo un periodo di tempo attività educative, informali o organizzate, con i loro pari (i propri simili per età, background e interessi), al fine di sviluppare il loro sapere, modi di fare, credenze e abilità e per renderli responsabili e proteggere la loro propria salute.”