La Mediazione scolastica fra pari (Parte II) | mediazionebrescia.it
La proposta formativa è rivolta agli istituti, che intendono acquisire una modalità positiva e autonoma della gestione del conflitto.
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La Mediazione Scolastica fra pari per ascoltare il conflitto e trasformare la relazione (Parte II)

La Mediazione Scolastica fra pari per ascoltare il conflitto e trasformare la relazione (Parte II)

  1. Il progetto di mediazione scolastica fra pari

 

Il progetto prende spunto da ciò che J.P. Bonafè Schmitt (1999; 2000), descrive nei suoi due testi relativi alla mediazione scolastica fra pari realizzati nelle scuole Primarie e Secondarie di primo grado. Come già accennato, esso prevede una prima fase di sensibilizzazione dei genitori e formazione degli insegnanti e una seconda fase d’intervento nelle classi secondo l’idea che la mediazione scolastica possa diventare un modus operandi dell’intera comunità scolastica, oltrepassando l’idea di un progetto che inizia e finisce nel momento in cui entrano ed escono i formatori. La proposta formativa è rivolta agli istituti, che intendono acquisire una modalità positiva e autonoma di gestire il conflitto all’interno della loro proposta formativa. Si tratta sempre di una sfida, che l’Istituto accoglie con spirito d’iniziativa, ormai consapevole degli ostacoli posti dalle modalità tradizionale di affrontare il conflitto di cui si è trattato nei primi paragrafi.

 

3.a La peer mediation

 

L’intervento di mediazione si specifica in un processo attraverso il quale un soggetto, esterno rispetto alla situazione conflittuale, crea un contesto che facilita la comunicazione fra le persone, permettendo loro di gestire o trasformare positivamente la condizione di rottura nella quale si trovano, alla ricerca di un accordo che soddisfi i soggetti coinvolti. In particolare, la mediazione prevede il coinvolgimento dei pari, secondo le note teorie che descrivono il valore e l’efficacia della peer education[1].

Gli obiettivi specifici riguardano:

  • Sensibilizzazione del gruppo docente allargato, dei genitori e diffusione di una cultura della mediazione all’interno del contesto scolastico;
  • Formazione di un gruppo di insegnanti;
  • Sensibilizzazione dei gruppi classe rispetto alla tematica del conflitto fra pari e individuazione negli stessi gruppi degli studenti mediatori;
  • Formazione dei mediatori;
  • Accompagnamento e monitoraggio dell’attività di mediazione scolastica.

 

Le azioni si suddividono in:

  • Sensibilizzazione del collegio docenti e dei genitori, formazione di un gruppo insegnanti e sensibilizzazione dei genitori.

I destinatari sono i genitori e gli insegnanti. La metodologia utilizzata vede una conferenza per il collegio docenti in modo da far conoscere il progetto, sensibilizzare sul tema e far emergere l’interesse alla formazione specifica. Un percorso di formazione sul tema del conflitto come risorsa e sulla mediazione scolastica. Un incontro con i genitori per conoscere il progetto e sensibilizzare al tema.

  • Sensibilizzazione delle classi coinvolte e individuazione degli studenti mediatori, formazione mediatori, start-up spazio di mediazione.

La metodologia prevede la realizzazione di alcuni incontri di sensibilizzazione sul tema del conflitto e della mediazione scolastica fra pari in ogni classe coinvolta e l’individuazione in ogni classe di almeno due mediatori. Gli alunni delle classi vengono coinvolti in due incontri di due ore ciascuno in un percorso di sensibilizzazione nel quale sono affrontate le tematiche della convivenza in classe, della conflittualità e delle diverse modalità che i ragazzi conoscono per gestire il conflitto. In questa sede viene somministrato un breve questionario e si chiede ai ragazzi di disegnare un recente conflitto. I formatori, in questi primi incontri, hanno l’obiettivo di accompagnare al riconoscimento delle opportunità offerte dal conflitto quando gestito in modo positivo. Dall’osservazione accurata, fors’anche etnografica, di questa primissima fase del progetto emergono una grande curiosità e interesse da parte dei bambini/ragazzi, anche laddove e quando si chiede loro di associare al conflitto alcune emozioni provate. Il lavoro si orienta poi verso l’individuazione degli alunni mediatori, protagonisti poi del percorso di formazione. Ogni alunno ha la possibilità di candidarsi e ogni alunno può scegliere, in forma anonima, due mediatori della classe. I formatori eseguono lo spoglio e lo tengono chiaramente in considerazione, ma gli alunni sanno che la scelta dei mediatori dipende anche dall’esigenza di costituire un gruppo di mediatori eterogeneo per età e genere.

  • Formazione dei mediatori

L’azione successiva vede la messa in campo del percorso di formazione rivolto agli alunni mediatori. Il percorso è finalizzato a trasmettere agli alunni le competenze del mediatore in ambito scolastico, attraverso incontri nei quali si condividono i principi e le procedure del processo di mediazione. Gli alunni sono accompagnati nella sperimentazione, attraverso simulazioni, della pratica, seguendo dapprima in modo quasi pedissequo e poi in forma libera i passaggi previsti per accompagnare i compagni che scelgono di iscriversi allo spazio di mediazione verso la riorganizzazione del loro legame e la gestione del loro conflitto. Ai mediatori si propone un percorso per affrontare il litigio che li vede lavorare sempre in coppia, secondo una turnazione stabilita dagli insegnanti nota e visibile all’intero plesso scolastico.

  • Start up del servizio di mediazione

Terminato il percorso di formazione i mediatori iniziano il loro lavoro. Se il progetto è presente dall’anno precedente, i mediatori junior fanno un periodo di osservazione dei senior per poi sostituirli; se, invece, si tratta del primo anno, i mediatori iniziano da soli comunque sempre alla presenza di una sorveglianza esterna o da parte dei formatori o di un insegnante.

Lo spazio di mediazione diventa luogo della scuola, un tempo della scuola e non per la scuola. Il fatto che tutto avvenga durante l’orario scolastico e che gli alunni possano uscire dalla classe secondo tempi stabiliti, ma in forma libera, durante le lezioni per occuparsi del litigio con i compagni, permette alla scuola di dare un messaggio chiaro agli alunni relativamente all’importanza che essi imparino a gestire autonomamente la loro litigiosità, non solo attraverso atteggiamenti di valorizzazione verso il conflitto, anziché di accusa, ma, soprattutto, fornendo uno strumento che dichiara apertamente l’idea che il conflitto sia parte della relazione e che vi sia la necessità di imparare a gestirlo in modo positivo.

Il progetto lavora, infatti, come già descritto nel §2.1, sia sul fronte del contenuto proposto, sia attraverso la dinamica di processo, permettendo alla mediazione scolastica di passare dalla categoria della mediazione interpersonale, per alcuni finalizzata all’educazione e al controllo (Bramanti, 2006), alla mediazione sociale, diretta alla cura dei legami sociali. La mediazione scolastica fra pari non è, infatti, uno strumento di gestione del disordine, che infastidisce e intralcia, oppure una modalità per gli adulti di abdicare dal loro ruolo. Essa contiene la possibilità di “ri-vitalizzare i legami fra le persone che abitano uno stesso spazio, di rinnovare i legami fragili e di ricucire quelli lacerati”, superando quell’idea di una pacificazione platonica, laddove è buono solo l’ambiente dove tutti sono in completa armonia con tutti.

 

Dott.ssa Ilaria Marchetti

 

BIBLIOGRAFIA

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[1] La Peer Education (letteralmente “Educazione tra Pari”) identifica una strategia educativa volta ad attivare un processo spontaneo di passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status; un intervento che mette in moto un processo di comunicazione globale, caratterizzato da un’esperienza profonda ed intensa e da un forte atteggiamento di ricerca di autenticità e di sintonia tra i soggetti coinvolti. Questa pratica va oltre la consueta pratica educativa e diviene una vera e propria occasione per il singolo soggetto, il gruppo dei pari o la classe scolastica, per discutere liberamente e sviluppare momenti transferali intensi. Per chi volesse approfondire, si consiglia il testo di G. Boda, Life skill e peer education: strategie per l’efficacia personale e collettiva, Milano, La Nuova Italia, 2001. Per un chiarimento del concetto e della pratica, riportiamo la definizione di Peer Education del manuale Training for Trainers, Peer Education pubblicato dal Joint Interagency Group on Young People’s Health Development and Protection in Europe and Central Asia (IAG): “[…] l’educazione fra pari è il processo grazie al quale dei giovani, istruiti e motivati, intraprendono lungo un periodo di tempo attività educative, informali o organizzate, con i loro pari (i propri simili per età, background e interessi), al fine di sviluppare il loro sapere, modi di fare, credenze e abilità e per renderli responsabili e proteggere la loro propria salute.”